L’idea di questo progetto nasce in stretta connessione all’argomento esposto in occasione della 2. giornata del contemporaneo a Castel San Pietro Terme: “Mauro Manara e Castel San Pietro Terme: come portare un luogo periferico al centro del dibattito dell’arte contemporanea”.

Abbiamo voluto rispondere a tale questione con un progetto: La forza dei legami deboli che intervenendo al limite tra ricerca e pratiche artistiche e curatoriali attuali si propone di delineare un percorso di osservazione, di studio, divenendo una modalità di lettura e conoscenza di un sistema dell’arte che non si vuole pensare come centralizzato ma come un sistema in espansione, reticolare che offre e riceve impulsi di novità e cambiamento.
Alla questione posta dalla giornata di discussione su come si possono connotare spazi per l’arte senza crearne o costruirne di nuovi, ma riflettendo su quelli già esistenti con una forte tradizione alle spalle, noi aggiungiamo: come renderli forti? come far si che diventino veicoli culturali con una loro identità nella scena artistica contemporanea? Rispondiamo con una formula che consiste nel provare a mettere in relazione non ciò che sembra potersi generare soltanto da una traslazione del grande nel piccolo e viceversa, ma affiancando ciò che solo apparentemente sembra auto collocarsi in una posizione di “debolezza”.
La forza dei legami deboli si propone di attivare legami (deboli), non incrementati dal sistema, sperimentando un’ipotesi di lavoro rivolta all’osservazione delle pratiche artistiche più attuali del centro sud d’Italia. Intendendo per “legami” dei veicoli, delle tensioni su cui si muovono relazioni, connessioni, reciprocità, processi, il discorso sui “centri minori” si è dilatato fino a comprendere la possibilità di attivare una serie di relazioni tese ad individuare alternativamente la forza e la debolezza dei legami stessi valorizzandone l’unicità. Alcuni spazi seppure di valore storico e culturale non rientrano all’interno dei grandi circuiti di poli artistici e museali e vengono considerati “centri minori”, molte delle realtà artistiche culturali del “centro sud” d’Italia vengono definite “periferiche”, in esse l’arte assume un ruolo di valorizzazione e riqualificazione dei luoghi stessi invece di portarne fuori le potenzialità relazionandole al tessuto nazionale, e ancora troppo spesso, le “realtà indipendenti” vengono definite “marginali” dal sistema, che da loro spesso trae la forza. Questi i nodi d’intervento tra i quali tendere legami (deboli) per scommettere su nuovi confronti e nuova produttività. Granovetter ricorda all’inizio della sua carriera che sono proprio “i legami deboli dell’idrogeno a tenere insieme le gigantesche molecole d’acqua”. Nel tessuto sociale questo significa che “i legami deboli svolgono una funzione cruciale nella nostra comunicazione con il mondo esterno. Per ottenere informazioni nuove dobbiamo attivare i cosiddetti legami deboli… che sono il nostro ponte verso il mondo esterno, perchè frequentano ambienti diversi dai nostri e ottengono le loro informazioni da fonti diverse”.

LEGAME #1: centri minori
Perché alcuni spazi seppure di valore storico e culturale non rientrano all’interno dei grandi circuiti di poli artistici e museali?

Seppur di grande prestigio per motivi strutturali storici e culturali questi centri vivono di una vita che li rende in parte avulsi dal sistema dell’arte o a margine di questo, quello fatto dalle grandi mostre nei poli museali o nelle gallerie, in contenitori preziosi o in architetture avvenieristiche di esposizioni che difficilmente li caratterizzano. Ma perché non dar loro un’altra funzione, una diversa utilità culturale?
A differenza dei luoghi deputati, i centri minori possono accogliere la ricerca: nuove indagini, diverse metodologie, sguardi trasversali rivolti alla complessità dell’arte attuale. Quindi la progettualità è punto di partenza e valore necessario per dare loro identità e connotazione.
È in questi luoghi che le risorse economiche devono affermarsi in rapporto ad una politica culturale, e non il contrario. La continuità progettuale ed il dialogo possibile con il tessuto territoriale in cui si trovano diventano risorse culturali e fanno del centro minore un luogo importante di conoscenza, un centro necessario per una lettura più completa della contemporaneità.

LEGAME #2: centro sud
Perché in quest’area l’arte assume un ruolo di valorizzazione e riqualificazione dei luoghi stessi invece di portarne fuori le potenzialità relazionandole al tessuto nazionale?

Non vogliamo toccare una questione stratificata dal tempo, ne è piena la storia di meridionalismi e di continue criticità. Crediamo che il territorio del centro sud sia artefice di energie culturali con le quali attivare relazioni per costruire ponti di narrazione artistica.
Un mezzogiorno fatto da realtà indipendenti e da gruppi di conoscenza che possano raccontarci il loro territorio culturale fatto di paesaggi e di saperi diversi. Le regioni dell’Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Calabria, Puglia e Sicilia sono i tasselli di una mappa da percorrere.
L’attualità mette in mostra la Campania e la Sicilia come le regioni capitali del sud, anche nel mondo dell’arte il nuovo rinascimento di città come Napoli e Palermo fa pensare ad una positiva apertura e sempre più il ruolo dei beni culturali è legato allo sviluppo sociale ed economico di queste città. Ma tra queste esiste un mezzogiorno più silenzioso che difficilmente appare.
Noi osserviamo tutto questo e sentiamo la necessità di sondare questi territori percorrendone i legami deboli per noi forti indicatori culturali cercando di trovare la connessione con luoghi, regioni e un diverso sistema.

LEGAME #3: realtà indipendenti
Perché vengono definite “marginali” dal sistema, che da loro spesso trae la forza?

La decentralizzazione sul territorio di molte realtà indipendenti (collettivi, gruppi, associazioni, curatori…) offre loro spazi di autonomia ma non predispone alla possibilità che invece una loro distribuzione potrebbe configurare, aprendo e rendendo disponibili i legami deboli che tra questi spontaneamente sorgono.
Attivare dunque una rete nel tessuto sociale tra le realtà indipendenti dell’arte significa indagare un territorio utilizzando una modalità dialogica che si apre al confronto con diversi soggetti culturali.
La rete viene tessuta tra le realtà indipendenti per arrivare ad una risposta culturale che nella sua restituzione avvicini ma nello stesso tempo mantenga l’identità singola di ogni realtà.
La rete si fà strumento dinamico di lettura del contemporaneo e può diventare soggetto operante che attiva relazioni, incontri, confronti, partecipazioni.
Solo in un tessuto culturale così disegnato si può ridistribuire sul territorio italiano il dibattito sulle questioni del contemporaneo.

Gaia Cianfanelli Caterina Iaquinta
La forza dei legami deboli_website
a cura di Gaia Cianfanelli, Caterina Iaquinta|Start
con un progetto artistico di Maria Chiara Calvani

Premio Mauro Manara 2006-2007

inaugurazione sabato 24 maggio 2008 ore 18.30
Galleria d’Arte Contemporanea_Castel San Pietro Terme (Bo)

25 maggio-21 giugno 2008
16-19 chiuso il lunedì
domenica 10-12::16-19

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